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NIS2: la sicurezza della catena di approvvigionamento

  • Immagine del redattore: Cristina Tronchin
    Cristina Tronchin
  • 17 mar
  • Tempo di lettura: 3 min
Data Protection Forum 2025
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NIS2: la sicurezza della supply chain tra necessità e paradosso
Dopo la prima direttiva NIS, che aveva posto le basi di un’architettura di sicurezza digitale comune, la NIS2 spinge il confine un po’ più in là. Il focus si allarga: non più solo le infrastrutture critiche, ma anche la supply chain. Il motivo? Gli attacchi informatici più dannosi non colpiscono frontalmente, ma si insinuano attraverso falle laterali, spesso nei fornitori di secondo o terzo livello. La logica della direttiva è chiara: la sicurezza deve essere distribuita, non accentrata. Sulla carta, sembra un passo nella giusta direzione; ma poi si guarda alla realtà, ed ecco il problema: adeguarsi ai nuovi standard sarà davvero possibile per tutti o è in via di costruzione un sistema che protegge solo chi ha i mezzi per permetterselo?
 
Rete di protezione o gabbia normativa?
L’obiettivo dichiarato della NIS2 è ambizioso: creare un ecosistema digitale resiliente, in cui ogni attore della catena di fornitura garantisca un livello di sicurezza adeguato. Non più compartimenti stagni, non più aziende blindate che dipendono da fornitori vulnerabili. In teoria, è un principio inattaccabile; in pratica, spesso più si complica la normativa, più aumenta il rischio di strangolare chi ha meno risorse. Se per le multinazionali adattarsi agli standard imposti dalla direttiva sarà un esercizio di compliance, per le imprese di minori dimensioni è un affare ben diverso: monitorare i fornitori, effettuare audit di sicurezza, implementare sistemi di protezione avanzati posso comportare in effetti un costo senza dubbio considerevole.
A cambiare non è solo il perimetro della regolamentazione, ma l’intera impostazione. La NIS2 introduce un sistema di gestione del rischio più stringente e impone obblighi chiari: mappatura della supply chain, valutazione del rischio per ogni fornitore e piani di mitigazione da implementare e documentare. La sfida, dunque, risiede nell’adattamento a questi standard con una struttura efficace e il più possibile snella. Chi lavora con fornitori piccoli o situati in Paesi meno regolamentati rischia di trovarsi di fronte a un dilemma: spingere per un adeguamento complesso o modificare la catena di fornitura.

 

La sicurezza della supply chain, in termini concreti
La supply chain, traducibile in italiano come “catena di approvvigionamento” o “filiera di fornitura”, è un ecosistema interconnesso di fornitori, partner e servizi esterni, tutti potenziali vettori di attacco. Di qui, la ragione dell’attenzione ad essa dedicata dal legislatore europeo: un fornitore con misure di sicurezza inadeguate può diventare una porta d’ingresso per attacchi informatici, come dimostrano i numerosi casi di compromissione avvenuti attraverso terze parti. Concretamente, dunque, che cosa può significare adeguarsi a degli standard che impongo la sicurezza della supply chain?
In primo luogo, è fondamentale siano valutati i rischi cui sono esposti fornitori e partner, preoccupandosi attivamente dei soggetti con cui, anche indirettamente, si entra in contatto.
In secundis, anche le modalità con le quali ci si interfaccia con i soggetti della supply chain vanno adeguate alla rinnovata attenzione per la cybersicurezza: anche nei contratti, giocherà un ruolo fondamentale l’inserimento di requisiti di sicurezza.
Fondamentale altresì è il monitoraggio della sicurezza degli attori coinvolti nel processo.
In ultima battuta, essere preparati a reagire ad un’eventuale emergenza legata alla cybersicurezza risulta un fattore critico: ciò si traduce nella predisposizione di piani di emergenza efficaci per i rischi legati alla supply chain.

 

Opportunità o ennesimo costo?
La direttiva NIS2 alza l’asticella: non si può fingere non esista, e non sarebbe una scelta oculata nemmeno adattarsi con il minimo indispensabile per non incorrere in sanzioni. In particolare, calando nel concreto ciò che può apparire molto astratto, fornire certezze in materia di cybersicurezza, può essere un plusvalore che risulta determinante, nella scelta di un fornitore fra i vari competitor. In particolare, in un periodo storico geopoliticamente sempre più instabile, diversamente dal passato gli attacchi alle infrastrutture anche private sono più probabili e, decisamente più preoccupanti. Alla luce di ciò, l’approccio vincente di fronte alla nuova normativa è uno solo: trasformare il rischio in opportunità, per la propria azienda.

Redazione LexTech Hub

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